L'umanità è scomparsa by bruno

L'umanità è scomparsa by bruno

autore:bruno [Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2010-10-22T20:43:11.626000+00:00


Martin Sloan entrò nel drugstore. Era lo stesso di quando era bambino, ma a parte la forma della stanza e la scala che portava allo studiolo sul balcone, non somigliava più a quello di un tempo. Ora era un luogo allegro, spensierato, con fasci di luci al neon, un juke-box rumoroso dai colori sgargianti, il bancone delle bibite appariscente e sovraccarico di cromature. C’erano parecchi ragazzi delle medie che ballavano al suono del juke-box, altri, nell’angolo vicino alla finestra, erano intenti a leggere riviste per giovani.

C’era l’aria condizionata, la stanza era molto fresca. Martin camminò in mezzo al fumo delle sigarette, al chiasso del rock’n’roll, alle risa dei ragazzi, mentre con gli occhi cercava qualcosa che gli fosse familiare. Un giovane commesso gli sorrise da dietro il banco.

— Salve — disse. — Prende qualcosa?

Martin si sedette su uno degli sgabelli cromati col sedile di cuoio.

— Forse una cioccolata e soda, eh? — disse al giovane dietro al banco. — Tripla?

— Tripla — ripeté il commesso. — Certo, gliela faccio tripla. Extra. Fanno trentacinque cents: va bene?

Martin sorrise con una punta di tristezza. — Trentacinque cents, eh? — Scrutò ancora una volta la stanza. — Che è successo al vecchio Signor Wilson? — chiese. — Un tempo era lui il proprietario.

— Oh, è morto — disse il commesso. — Tanto tempo. fa. Forse quindici, venti anni fa. Che gusti vuole? Cioccolata... vaniglia? — Martin non l’ascoltava.

— Vaniglia? — ripeté il giovane.

— Ho cambiato idea — disse Martin. — Non prendo il gelato. — Fece per scendere dallo sgabello e quasi cadde quando mise la gamba destra rigida in una posizione scomoda.

— Questi sgabelli non sono fatti per chi ha le gambe malconce — disse con un sorriso malinconico.

Il commesso era impressionato. — Certo che no. Ferita di guerra?

— Cosa?

— La gamba: è una ferita di guerra?

— No — disse Martin assorto nei suoi pensieri. — Per dire la verità mi ferii cadendo da una giostra quando ero ragazzo. Un fatto piuttosto inusitato.

Il commesso schioccò le dita: — La giostra! Ehi mi ricordo la giostra; l’hanno demolita qualche anno fa. L’hanno levata di mezzo. — Sorrise con simpatia. — Troppo tardi, eh?

— Cioè? — disse Martin.

— Troppo tardi per lei, intendo dire.

Martin si guardò lentamente attorno. — Troppo tardi — disse sommessamente — troppo tardi per me.

Uscì fuori, nella rovente giornata d’estate: la soffocante giornata d’estate che appariva sul calendario come 26 giugno 1959. Percorse la strada principale della città e si ritrovò in campagna, diretto dove aveva lasciato l’auto per il cambio dell’olio e una lubrificata, tanto tempo prima.

Camminava lentamente, con la gamba destra trascinata leggermente sul bordo polveroso della strada. Al distributore, pagò l’uomo in servizio, salì e girò la macchina verso New York. Guardò di fianco, una sola volta, il cartello che diceva: homewood, miglia 1,2. Il cartello mentiva, lui lo sapeva bene. Homewood era molto più distante, di gran lunga più lontana.

L’uomo alto, con un completo Brooks Brothers, alla guida di una Mercedes Benz rossa, era assorto nei suoi pensieri quando afferrò il volante e si diresse a sud, verso New York.



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